Dichiarazione del consigliere e commissario regionale di Azione Fabiano Amati, e dei consiglieri regionali Sergio Clemente e Ruggiero Mennea, capogruppo.
«Dipartimenti, atto 2: Lecce. I dipartimenti in attività per la ASL di Lecce nel 2022 erano 24, per un costo annuo di euro 332mila a titolo d’indennità ai rispettivi direttori, 3 dei quali non assegnati, in numero maggiore rispetto ai 3 previsti di norma dalla legge e pure rispetto ai già abbondanti 19 previsti dalla delibera del DG del 2021. Nel 2023, invece, i dipartimenti sono scesi al numero già abbondante di 19, con una spesa di 300mila euro a titolo d’indennità ai rispettivi direttori.
«Allo stato la Asl non ha adempiuto all’invio entro la data assegnata di tutti gli atti e dati richiesti dalla Giunta regionale e mancano, in particolare, le relazioni sulle attività svolte nel 2022 dai 24 dipartimenti, anche perché la relazione d’accompagnamento è interamente incentrata a spiegare l’attività compiuta dalla direzione strategica in carica, senza fornire le informazioni richieste sulla gestione compiuta dalla precedente direzione strategica, a cominciare dal fornire un resoconto sulle attività compiute e sugli obiettivi raggiunti dai direttori di dipartimenti, certamente nominati dalla precedente gestione strategica ma operanti anche durante la gestione dell’attuale direzione strategica».
“Si specifica che, nel 2022, 18 direttori di dipartimento sono stati indennizzati con 15.000 euro annui ciascuno e 3 (relativi ai dipartimenti obbligatori) con 20.658 euro, mentre 3 direzioni non hanno fatto registrare oneri per la mancata nomina dei direttori. Per il 2023, invece, 16 Direttori di dipartimento sono indennizzati con 15.000 euro annui ciascuno e 3 (relativi ai dipartimenti obbligatori) con 20.000 euro.
«Inoltre: allo stato il regolamento vigente sull’organizzazione dipartimentale, valido sia per l’organizzazione dipartimentale in essere sino al giugno 2023 che per quella in essere da giugno 2023, è quello approvato con delibera del DG dell’1° aprile 2021, che prevede a carico dei dipartimenti numerosi e rigorosi adempimenti, che allo stato non sembrano eseguiti o almeno non sono stati comunicati».
«In particolare, la predisposizione di un regolamento di funzionamento per ogni dipartimento, recepito dal DG; il raggiungimento dei numerosi obiettivi previsti dall’art. 2 e relativo e preventivo atto di negoziazione con la direzione generale; convocazione almeno una volta al mese del Comitato di dipartimento, con verbalizzazione delle riunioni; gli atti di programmazione delle attività dipartimentali, la loro realizzazione e le funzioni di monitoraggio e verifica, assicurate con la documentata partecipazione attiva degli altri dirigenti e degli operatori assegnati al dipartimento; convocazione almeno una volta l’anno dell’assemblea di dipartimento, con allegazione dei relativi verbali».
«Non risultano inoltre adempiute molte della attività assegnate al Comitato di dipartimento ai sensi dell’art. 4 dell’atto di organizzazione generale e in particolare la gestione della regolamentazione attuativa dell’attività libero professionale ALPI».
«Circa la tipologia funzionale degli attuali 19 dipartimenti, essi sono così organizzati: divisione medica di presidio; nefrodialitico e urologico; diagnostiche; cardiovascolare; medicina e specialistiche; chirurgia e specialistiche; ortopedia e neurotraumatologico; materno infantile; farmaco; medicina fisica e riabilitazione; assistenza territoriale; prevenzione; salute mentale; dipendenze patologiche; oncoematologia; medicina immunotrasfusionale; emergenza-urgenza; amministrazione, finanza e controllo; servizi tecnici e patrimonio».
«Ci pare di poter dire, infine, la eccessiva e disfunzionale quantità anche dei 19 dipartimenti, da ridurre ai 3 previsti, di norma, dalla legge nazionale, con ampliamento – considerata la dimensione territoriale della ASL Lecce – a non più di qualche ulteriore dipartimento per macro-aree disciplinari».
«E non si dica, come pure è stato detto per la Asl di Bari, che il numero eccessivo dipende dall’organizzazione complessa di una grande Asl, poiché altre Asl italiane, o della stessa Puglia, con complessità pari o superiore, risultano avere un numero di dipartimenti inferiori. Prima di parlare o sparlare, dunque, bisogna considerare i numeri e non entrare in polemica – come ha fatto ieri la Asl di Bari – con la decisione della Giunta regionale di avviare un’attività ispettiva sull’argomento, finalizzata a razionalizzare un fenomeno, quello dei dipartimenti, abbastanza fuori controllo».