Sarà una domenica diversa per Marco Baroni, tecnico del Lecce.
Lui fiorentino doc, nato calcisticamente con la maglia viola, la trafila nel settore giovanile e l’esordio in serie A nella stagione 81-82, cerca punti pesanti in chiave salvezza al Franchi contro la squadra della sua città. E per i novanta minuti cercherà di lasciare da parte le emozioni per uscire da questo periodo delicato (tre sconfitte e un pari) e, dopo la sosta del campionato, ripartire con più fiducia per il rush finale della stagione.
«La Fiorentina è la società che mi ha fatto crescere da ragazzo, quella che mi ha dato l’opportunità di iniziare questo sogno – dichiara Baroni nella consueta conferenza della vigilia -. Non antepongo mai gli interessi personali, ora è necessario ritrovare i punti attraverso le prestazioni, senza fare un passo indietro. La squadra corre, sta bene fisicamente: dal punto di vista delle prestazioni ci siamo, ora dobbiamo fare la partita che è nelle nostre corde».
Un avversario ostico e difficile, fresco di qualificazione ai quarti di finale di Conference League: «La Fiorentina – prosegue – è una squadra forte, hanno avuto qualche difficoltà nel trovare il gol ma poi, per la qualità di cui dispone, è riuscita a imboccare il cammino che tutti si aspettavano. Sarà una gara dura, giocheremo in uno stadio complicato e sarà necessario centrare una prestazione importante, che poi è quello che vale in ogni gara di questo campionato». In chiave formazione il tecnico ammette di avere ancora dei dubbi: «Questa è una partita da sei attaccanti, dove ci sarà da lavorare e serviranno intensità fisica e mentale. Mi riservo ancora qualche valutazione, ma quello che è certo è che i ragazzi sono pronti.
Non mi esalto mai e non mi deprimo mai: sono sereno, stiamo lavorando per migliorare e sono concentrato sul lavoro. Nella vita occorre sempre equilibrio».
Infine un passaggio sulla nutrita pattuglia (ben 19 elementi tra squadra maggiore e Primavera 1) che risponderà alla chiamata delle rispettive nazionali: «Siamo contenti per le convocazioni.
Il merito è di tutti, non solo dei giocatori che andranno in nazionale ma di tutta la squadra», conclude il tecnico.