“Pochi ma buoni” i presenti, anzi una vera élite, ma non certo il successo di pubblico che l’appuntamento di questo 12 u.s. meritava per la presentazione del libro “7 aprile 1926. Attentato al Duce” a cura del prof. Giovanni Pietro Lombardo, ordinario di Storia della Scienza all’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”.
Un po’ per il cattivo tempo, ma soprattutto per il mancato afflusso di studenti delle facoltà di Psicologia e Storia, resta il fatto che la stupenda Aula Magna dell’Ateneo di Bari non si è poi riempita come ci si aspettava, nonostante fosse ampiamente prevedibile che più che di una presentazione di questo volume si sarebbe trattato di un vero e proprio seminario di alto livello.
Quanto basta a delineare anche un caleidoscopico quadro geopolitico di quell’epoca e nella cornice non risolta, per di più, di un giallo tutto italiano nel contesto di quella che fu definita la stagione degli attentati a Mussolini: ovvero la serie di tentativi di sopprimerlo quando divenne Capo del Governo.
Ma tentativi – colpo di scena e anticipazione assoluta – ai quali probabilmente ci sarà pure da aggiungere un architettato avvelenamento del Duce su cui, come ha avuto modo di accennare personalmente in questa circostanza, sta indagando il noto studioso dr. Antonio Luigi Fino. Un contributo inatteso ma anche tanto altro ancora da dire, da poter persino aprire un dibattito allargato se solo il tempo a disposizione dell’Aula lo avesse permesso.
E comunque, tra le presenze di spicco, doveroso almeno citare lo scrittore Raffaele Nigro: cioè il vincitore appena un mese fa – giova ricordarlo – del prestigioso “Premio Nazionale Porta d’Oriente 2022” con il suo “Il cuoco dell’Imperatore”, ovvero il poderoso volume che, sotto forma di un leggibilissimo romanzo, racconta fedelmente in tutti dettagli, anche i più minimi, la storia di Federico II.
Concludendo: non solo un convegno interdisciplinare e riuscitissimo circa i temi proposti, ma soprattutto un momento di grande Cultura nella nota e consolidata tradizione dell’Ateneo di Bari che, giusto per una nota storica di colore, appena un anno prima dell’attentato della Gibson al Duce era stato fondato come “Università Adriatica Benito Mussolini”. Solo una tessera di quello splendido mosaico che è oggi la Città di S. Nicola anche grazie al lascito ai posteri che ne fece, come porta e ponte di dialogo tra Oriente e Occidente, un visionario illuminato come Araldo di Crollalanza.