Crollo dell’export della filiera dell’ortofrutta in Puglia.
Lo denuncia l’Osservatorio economico della Cia (Confederazione italiana agricoltori) della Puglia, secondo cui la spirale negativa sulle esportazioni di frutta e verdura è del meno 30%, stando al report diffuso oggi e basato sull’elaborazione dei dati Istat. «Alla base fattori di natura congiunturale, strutturale, geopolitica e speculativa. L’aumento dei prezzi di quasi tutte le materie prime e dei costi energetici sta progressivamente erodendo la redditività delle aziende agricole e il settore agroalimentare non riesce a redistribuire gli aumenti lungo la filiera produttiva. Ad essere penalizzati sono soprattutto gli agricoltori», spiega Cia Puglia in una nota.
«Le forti tensioni speculative, conseguenti al conflitto ma non solo, si riverberano sugli scambi commerciali, già in grande affanno. La repentina ripresa della domanda mondiale dopo la prima ondata pandemica e i problemi organizzativi che questa ha determinato nei principali scali di tutto il mondo hanno comportato gravi rallentamenti delle catene di fornitura globali, con aumenti vertiginosi dei costi dei trasporti e dei noli dei container. A ciò, si è aggiunta la guerra in Ucraina che ha un forte impatto diretto sulle filiere ortofrutticole globali», prosegue.
Per questo Cia Puglia condivide la necessità, già espressa dal Copa e dalla Cogeca, di «fissare gli importi massimi del sostegno per i ritiri dal mercato e delle quantità massime di prodotti assegnati per Stato membro». I ritiri, inoltre, «dovrebbero promuovere la distribuzione gratuita di frutta e verdura trasformata per aumentare l’efficacia dell’intervento, per semplificare la logistica e adottare un approccio etico basato sulla solidarietà», sottolinea Cia Puglia.
«Occorre fornire un sostegno aggiuntivo dell’1 per cento, oltre all’importo massimo dell’aiuto finanziario dell’Unione europea di 4,1 per cento del valore della produzione commercializzata», aggiunge Cia Stando al report relativo al 2021 diffuso oggi, per l’olio, si registra una leggera flessione: -1,8 per cento (da 125,6 milioni di euro a 123,3); per il vino, c’è un balzo dell’8 per cento (da 165,6 milioni a 178,9); per pasta, cuscus e altri prodotti farinacei simili, l’andamento è stato pressoché stabile: -0,6 per cento (da 175,1 milioni a 174,2), mentre si registra il tonfo per la lavorazione e conservazione di frutta e ortaggi: -37,3 per cento (da 227,6 milioni a 142,7).
Riguardo alla vendita all’estero di oli e grassi, la Puglia, con 123,3 milioni di euro di fatturato, si colloca al sesto posto, preceduta da Toscana (677,8 milioni); Emilia-Romagna (315,1); Veneto (278,8); Umbria (196,8); Lombardia (164,5).
Riguardo all’export di vino, la Puglia, con 178,9 milioni di euro di fatturato, si colloca all’ottavo posto, preceduta da Veneto (2.495,3 milioni); Piemonte (1.222,4); Toscana (1.130,2); Trentino-Alto Adige (614,3); Emilia Romagna (409,4); Lombardia (285,7) e Abruzzo (203,7).
Per l’export di pasta, cuscus e prodotti farinacei simili, la Puglia, con 174,2 milioni di euro di fatturato, è al quinto posto, preceduta da Emilia Romagna (515 milioni); Campania (511); Veneto (350,4) e Lombardia (186,8).
Infine, per l’export di frutta e ortaggi, la Puglia, con i suoi 142,7 milioni di euro di fatturato, si colloca al sesto posto, preceduta da Campania (1.566,7 milioni); Emilia Romagna (719,5); Lombardia (215,7); Trentino-Alto Adige (183,6) e Veneto (172,9). Il principale mercato di destinazione rimane l’Unione europea.