Social Food Corporation: il laboratorio gastronomico per i detenuti a fine pena

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Mette in luce una via di riscatto sociale sia per i detenuti a fine pena che per i luoghi di una città-gioiello del Salento, Lecce. Si tratta di “Social Food Corporation” che da sede dell’ex carcere minorile ora è un laboratorio gastronomico inclusivo che offre nuove chance di inserimento lavorativo ai detenuti a fine pena.

Un progetto voluto da un imprenditore di successo nel settore horeca, Davide De Matteis, il patron del 300mila di Lecce, più volte miglior bar d’Italia per il Gambero Rosso, e di un gruppo che annovera un ristorante, una società di catering e Orecchiette a’ porter, nuovo format di cultura gastronomica salentina in giro per l’Italia. Ha deciso di condividere questi successi restituendone in parte a coloro che, dopo aver scontato la pena, hanno necessità di riacquistare valore e dignità, di essere autonomi e sentirsi di nuovo cittadini.

Il 4 luglio 2019 nasce Social Food Corporation, nell’ambito di una proposta di cooperazione per il reinserimento lavorativo dei detenuti della Casa Circondariale di Borgo San Nicola, vicini al termine della pena, con il Ministero della Giustizia, che mette a disposizione oltre mille metri quadrati nell’ex carcere minorile di Lecce, con l’intento di arrivare ad assumere venti detenuti. Il 300mila Group si impegna nella ristrutturazione e adeguamento degli spazi, apporta tutte le attrezzature necessarie, crea un percorso di formazione di pasticceria e di cucina. Attualmente sono tre i detenuti coinvolti. Qui si producono confetture, conserve, sughi, pane, frollini, pasticciotti, cioccolato, latte di mandorla e tanti altri prodotti salati e dolci, come anche la “Colomba 300mila per l’Ucraina” in limited edition (solo 100 pezzi), confezionata con i colori dell’Ucraina e prodotta dal 300mila nel laboratorio Social Food Corporation per raccogliere fondi da destinare all’Unicef per l’Ucraina.

Nell’attuale mondo carcerario italiano solo il 34% dei 54mila reclusi è impegnato in un lavoro (15.827 alle dipendenze dell’amministrazione penitenziaria e 2.130 di cooperative esterne), secondo il recente studio “Valutare l’impatto sociale del lavoro in carcere” promosso da Fondazione E. Zancan, Compagnia di San Paolo, Fondazione Con Il Sud e Fondazione Cariparo con il patrocinio del Ministero della Giustizia. Eppure con l’inserimento lavorativo il tasso di recidiva scende e la produttività sale. Se il 50% dei detenuti in Italia fosse impiegato nelle aziende produrrebbe un fatturato di 900 milioni di euro in più all’anno.

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