Baffino rotante ed ipocrisia spaziale

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Voi non ci crederete. Specie i giovani nati ai primi del 2000 non hanno conosciuto, nelle vesti di Presidente del Consiglio, un politico uscito dai radar dei palazzi romani eppure sempre attivissimo con le tante amicizie e quel savoir-faire che è tipico degli strafottenti. Era il deputato di Gallipoli, come lo chiamavano; diventò Premier in un altro tempo di guerra, quella dei balcani dove, anche l’Italia ci mise del suo, nello specifico qualche bombardamento e migliaia di militari italiani ammalati di cancro a causa dei proiettili all’uranio impoverito utilizzati dalla NATO. Quattrocento di questi non sono più tra noi, giovani che hanno dato la vita per la Patria, un termine che molti oggi non conoscono se non quando la Nazionale di calcio non va ai mondiali, cioè sempre.

Era D’Alema che ordinò “bombardate”. “Abbiamo tentato con il dialogo, ma non è stato possibile – disse D’Alema – Milosevic non ha voluto firmare il trattato di pace equo che era stato proposto”. E “per fermare il genocidio”, giù bombe. Dalla NATO pure assurde all’uranio.

Con nonchalance tipica del personaggio, nel 1999, a bombardamenti ancora caldi, pretese di partecipare alla marcia Perugia-Assisi, un po’ l’imprimatur di pacifista. Era un precursore, non c’è che dire, di quell’Obama Presidente USA che più muoveva guerre e più si qualificava come pacifista, fino ad ottenerne il Nobel. 

Ma lui, baffino, è sempre in prima linea. Come pacifista intendiamoci. O no? 

Bho, sarà. Provate voi a “googlare” l’accoppiata di parole D’Alema e Pace. D’Alema all’ONU: conferenza di pace; D’Alema per la pace in Medioriente; “i Talebani non sono terroristi” e quindi pace; stop al genocidio per arrivare alla pace.

Bellissimo: si trova anche un premio al Ministro degli Affari Esteri Massimo D’Alema (2008), definito “Artigiano della Pace”.

La crisi incombe e D’Alema, andato via da quel Partito Democratico che era di Renzi, oggi fa parte del prefisso telefonico di Milano o Roma che si chiama Articolo 1, forse impreparato o non d’accordo con l’articolo 11 della Costituzione, quello che vorrebbe la Pace ed il ripudio della guerra come strumento di offesa alla libertà dei popoli.

Di professione fa il posto fisso a vitalizio direbbe Checco Zalone. Arrotonda qualcosina per fare la spesa facendo da “facilitatore” per Fincantieri e Leonardo, due azienducole statali che avevano una piccola commessa da soli 4 miliardi di euro. Lavorava a commissione, una roba ridicola da soli 80 milioni di euro, appena sufficienti ad arrivare a fine mese. Soprattutto incentrati sulla vendita di armi. Roba da premio Nobel per la Pace ma anche dell’ipocrisia.

A proposito: D’Alema, per Leonardo e Fincantieri lavorava a nero. Ora farà pure vertenza?

GIANPAOLO SANTORO

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