Ucraina, UniSalento: “Italiani scettici su risoluzione conflitto”

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Gli italiani avrebbero poca fiducia nelle capacità delle istituzioni nazionali ed europee d’incidere per una rapida conclusione del conflitto in Ucraina. E’ quanto emerge dai primi risultati del monitoraggio eseguito in tempo reale da un gruppo di ricerca composto da docenti dell’Università del SalentoDipartimento di Storia Società e Studi sull’Uomo – e dell’Università di Foggia, in collaborazione con l’Eicap (European institute of cultural analysis for policy).

La fiducia nella capacità delle istituzioni politiche internazionali e nazionali di poter contribuire alla risoluzione del conflitto in Ucraina – dicono i ricercatori – è consistente solo per una minoranza di chi ha risposto al sondaggio: una quota compresa tra il 40% e il 50% ha invece poca o nessuna fiducia nel ruolo che l’Unione Europea, l’Onu, la Nato, il Papa e il governo italiano possono giocare in questa partita“.

Inoltre, la visione del futuro è pessimistica. “Se in riferimento a se stessi e alla propria vita la quota di coloro che prevedono un peggioramento è pari al 47%, sono ancora più numerosi – si spiega nello studio – coloro che prevedono un peggioramento in riferimento alla condizione dell’Europa (60%), dell’Italia (66%) e delle prossime generazioni (69%). L’arrivo di profughi e rifugiati ucraini in Italia viene percepito come un problema, di piccola o grande entità, su diversi piani, da una quota non piccola d’intervistati: sul piano economico dal 75%, sul piano politico dal 54%, sul piano dell’ordine pubblico e della sicurezza dal 53%, e sul piano culturale dal 40%”.

La ricerca si è soffermata anche su altri aspetti.  “La guerra in Ucraina – aggiungono i ricercatori – ha attivato un ampio spettro di emozioni negative nella popolazione italiana, in particolare tristezza, rabbia, paura, angoscia, preoccupazione e incertezza. Allo stesso tempo, il conflitto bellico ha fatto emergere un sentimento di compassione per le vittime, non disgiunto, a distanza di circa tre settimane dall’invasione dell’Ucraina da parte dell’esercito russo, da una speranza ancora discretamente viva di approdare a una soluzione”. La modalità più diffusa di risposta a quanto sta accadendo è quella di monitorare costantemente la situazione attraverso le news, di tenersi informati, di confrontarsi sull’argomento (il 72% dichiara di farlo spesso o molto spesso). Nello stesso range di frequenza, il 39% opta per forme di distrazione, il 29% per attivita’ che aiutino a mitigare gli stati d’animo negativi indotti dalla guerra e il 26% si attiva per fornire un aiuto concreto.

Si tratta di quattro diverse strategie – spiegano i ricercatori – messe in campo dalle persone per fare fronte, dal punto di vista psicologico, a un evento di profonda risonanza emotiva”. Sul totale degli intervistati, il 68% ha messo in atto almeno un comportamento di solidarieta’ nelle ultime due settimane, principalmente raccogliendo materiali per i profughi, facendo donazioni alle associazioni umanitarie, sottoscrivendo petizioni a favore della pace.

L’indagine riveste un’importanza nodale tanto per la ricerca scientifica di area umanistico-sociale, quanto per la politica che deve conoscere i comportamenti, le percezioni, le preoccupazioni della popolazione, soprattutto dinanzi a modificazioni radicali degli scenari di riferimento – commenta il Rettore dell’Università ‘ del Salento Fabio Pollice-. Queste analisi sono per esempio fondamentali in ambito geografico. L’insieme di rappresentazioni del mondo che vengono offerte e veicolate dai mezzi di comunicazione di massa e dalla cultura popolare costituiscono la geopolitica popolare e hanno acquisito una crescente rilevanza nell’analisi geopolitica. Occorre infatti considerare che le nazioni sono costrutti storico-culturali che si alimentano attraverso l’immaginazione geopolitica dei popoli. Studiare come si forma ed evolve questa immaginazione puo’ aiutarci a comprendere la genesi dei conflitti e, in prospettiva, a prevenirli”.

Il progetto, coordinato dalla professoressa Terri Mannarini, docente di Psicologia sociale all’Universita’ del Salento, ha lo scopo di conoscere e registrare le variazioni nel tempo della risposta della popolazione italiana al conflitto in corso, di rendere i dati raccolti pubblici e fruibili anche per un pubblico non specializzato e di fornire elementi di conoscenza alle istituzioni e ai decisori pubblici per elaborare interventi orientati a sostenere una risposta resiliente della popolazione italiana alla crisi ucraina.

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