“Rifiutiamo la genetica in agricoltura e così facendo rinunciamo alla maggiore resa dei terreni, favoriamo i pesticidi e paghiamo di più i prodotti. E tutto ciò in tempo di guerra significa il grano a 500 dollari a tonnellata e difficoltà nell’approvvigionamento dei mangimi. Insomma, un’ideologia inquinante e poco propensa alla prosperità, impedisce la trasformazione dell’agricoltura tradizionale in eco-agricoltura“. Lo dichiarano i presidenti delle commissioni Programmazione e Attività produttive, Fabiano Amati e Francesco Paolicelli, commentando le audizioni odierne dei rappresentanti del Crea (Nicola Pecchioni e Pasquale Devita) e Cnr (Roberto Defez). I lavori delle commissioni hanno riguardato il tema relativo alla necessità di innovazione nel settore cerealicolo a seguito dell’aumento dei prezzi. Secondo Pecchioni sono due le vie “seguire ovvero il miglioramento genetico, fatto con le nuove tecnologie e quella della gestione più precisa degli input”.
E per Defez servono “l’innovazione e la meccanizzazione per aumentare la resa del prodotto ma anche avere tante varietà, quelle giuste per i singoli luoghi”. I due presidenti evidenziano “il paradosso per cui vietiamo la coltivazione di mangimi Ogm ma lo importiamo nella misura dell’85 per cento del fabbisogno e da quel bestiame produciamo i nostri prodotti con le maggiori tutele sul marchio“.
“Serve un’urgente innovazione mettendo a frutto i grandi risultati dell’innovazione scientifica – aggiungono – perché la genetica è infatti in grado di aumentare la produttività per ettaro, senza aumentare, oppure addirittura diminuire, gli apporti energetici o l’uso dei fertilizzanti“. Paolicelli e Amati sottolineano “l’impegno dell’assessore Pentassuglia (Politiche agricole, ndr)nel portare avanti, in ogni ambito della programmazione a breve, medio o lungo periodo, questo processo d’innovazione totale del settore, abbattendo tutte le resistenze non accordate con la prova scientifica e inesorabilmente dirette contro il necessario passaggio alla eco-agricoltura e a maggiori prospettive di resa e riduzione dei fattori di spreco e inquinamento”.