L’ex gip di Bari Giuseppe De Benedictis si sarebbe lasciato corrompere dall’ex penalista Giancarlo Chiariello per concedere scarcerazioni ai clienti dell’avvocato in almeno tre occasioni, ma mai lo avrebbe fatto per favorire la mafia. E’ in estrema sintesi la tesi della difesa dell’ex gip, sostenuta oggi nell’arringa nel processo in corso con rito abbreviato che si sta celebrando a Lecce.
De Benedictis, Chiariello e altri sette imputati sono accusati di corruzione in atti giudiziari con l’aggravante mafiosa e per loro la Dda di Lecce ha chiesto condanne fino a 8 anni e 9 mesi di reclusione. I difensori dell’ex gip, gli avvocati Giancarlo Schirone e Saverio Ingraffia, hanno insistito per l’esclusione dell’aggravante mafiosa, evidenziando che «Giuseppe De Benedictis non è solo quei tre episodi di corruzione, che lui non ha negato, ma 35 anni di onorata carriera al servizio della giustizia». Al termine dell’udienza la difesa di Chiariello ha depositato dichiarazioni spontanee scritte nelle quali l’ex penalista si dice «profondamente dispiaciuto per quello che è accaduto». Entrambi, arrestati un anno fa, sono tuttora detenuti agli arresti domiciliari dopo un periodo in carcere.
Si tornerà in aula il 29 marzo per le eventuali repliche e la sentenza. In quella stessa data inizierà a Lecce l’udienza preliminare a carico di De Benedictis e altri due imputati per la detenzione di un arsenale con centinaia di armi, anche da guerra.