“In Puglia abbiamo toccato punte del 90% di ginecologi che si avvalgono dell’obiezione di coscienza, registrando la presenza di almeno un ospedale in cui il 100% dei ginecologi è obiettore di coscienza e 5 strutture in cui la percentuale supera l’80%”. E’ quanto emerso oggi dal dibattito organizzato dalla Cgil pugliese a Bari nell’aula magna del Policlinico, dal titolo ‘Donne che danno’ sul ruolo della legge sull’aborto.
“Chiediamo alla Asl di Bari di costituire un tavolo di monitoraggio permanente che verifichi l’attuazione della corretta applicazione della legge 194. Va costruita una rete aperta e trasparente“, ha detto la segretaria generale della Cgil Bari, Gigia Bucci.“Spiegare la difesa di una legge che dal 1978 resta un baluardo dei diritti delle donne vuol dire tornare indietro sulla condizione delle donne, nella vita sociale, civile e nella condizione valoriale del ruolo e posto nel mondo. E non può essere neutrale il giudizio della Cgil su un testo di legge che ha dato alle donne il diritto, di dire la prima e l’ultima parola, sul proprio corpo: l’autodeterminazione”, prosegue.
Nel corso del dibattito è stato ricordato che risale agli ultimi mesi la notizia del pensionamento dell’ultimo ginecologo non obiettore della provincia di Bari, situazione simile a quella avvenuta in Molise nel 2019 dove l’ultimo ginecologo non obiettore ha dovuto procrastinare di anno in anno il suo pensionamento per poterne garantire il servizio.
Ad oggi il ricorso all’interruzione volontaria di gravidanza è in diminuzione e, stando a quanto evidenziato dalla Cgil, lo si deve molto al ruolo svolto dai consultori familiari, potenziati dalla stessa legge. La Puglia – è stato evidenziato – risulta al 9° posto tra le regioni con una diffusione di consultori più ampia per abitanti rispetto alla media nazionale e la capacità attrattiva tra i 14 e i 19 anni e le prestazioni offerte dai consultori familiari ogni 100mila abitanti risultano superiori alla media nazionale.