Andrea Rocchelli, un giornalista italiano controcorrente ucciso nel Donbass da chi? Un altro caso “Ilaria Alpi”?

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Il 24 maggio del 2014 Andrea Rocchelli , un libero pensatore, giornalista d’inchiesta, mentre stava documentando in Ucraina una sanguinosa battaglia nella città di  Andreevka, nelle vicinanze di Slov”jans’k viene attinto a colpi di mortaio da ribelli ucraini che avevano ingaggiato una furiosa lotta contro l’esercito regolare ucraino. Insomma Ucraini nazionalisti contro Ucraini governativi, per farla semplice.

In mezzo a questo furiosa battaglia la popolazione civile che non è stata risparmiata. Il documentario di Rocchelli questo testimoniava.

Rocchelli sarà vigliaccamente assassinato insieme al suo amico e sodale dei diritti civili Andrej Mironov per farli tacere. Questa è la verità a cui è giunta la procura Italiana. Le delicate indagini sono state svolte tra la procura nostrana in stretta collaborazione con l’unità investigativa dei Carabinieri del Reparto Operazioni Speciali (ROS). Le indagini sono state ufficialmente chiuse il 28 febbraio 2018.

Il colpevole secondo l’inchiesta giudiziaria  sarebbe stato Vitalij Markiv arrestato in Italia nel luglio 2017. Militare della Guardia nazionale ucraina col grado di vice-comandante al momento dell’arresto  ma soldato semplice all’epoca dei fatti, con cittadinanza italiana. Markiv è stato sottoposto a misure detentive di custodia cautelare in attesa del processo che si è aperto a Pavia nel maggio 2018. Durante lo svolgimento del processo, Markiv viene anche accusato dentro e fuori l’aula di simpatie neonaziste. Nel 2017 la polizia carceraria scopre un suo piano di evasione, pertanto viene trasferito nel carcere di Opera.

Il 12 luglio 2019 la corte penale di Pavia ha giudicato Vitalij Markiv colpevole per concorso di colpa nell’omicidio di Rocchelli e Mironov e lo ha condannato a 24 anni di reclusione. Lo stato Ucraino è stato anch’esso giudicato colpevole nella medesima sentenza quale responsabile civile.

Il 3 novembre 2020 la Corte d’Assise d’appello di Milano, pur ritenendo colpevoli le forze armate ucraine dell’omicidio dei giornalisti, ha assolto Vitalij Markiv con formula piena escludendo alcune testimonianze chiave dall’impianto accusatorio per un vizio di forma processuale e dunque concludendo l’insufficienza di prove nei confronti di Markiv. Markiv è stato successivamente scarcerato. Contro l’assoluzione la procura generale e le parti civili hanno promosso ricorso in cassazione. Il 9 dicembre 2021 la Corte di Cassazione ha ritenuto inammissibile il ricorso, confermando la sentenza di assoluzione secondo grado e mettendo la parola fine alla vicenda.

La versione proposta da un’inchiesta ucraina diverge dalla ricostruzione delle indagini portate avanti dalle istituzioni italiane. I giornalisti, secondo questa versione, sono rimasti uccisi in un bombardamento condotto dalle “forze terroristiche sostenute dalla Russia”. Il consigliere del capo del Ministero degli affari interni dell’Ucraina, Anton Gerashchenko, sostiene che “la detenzione in Italia di Markiv, un soldato di un battaglione della Guardia nazionale ucraina, con l’accusa di aver ucciso un fotoreporter italiano, potrebbe essere un’altra provocazione dei servizi speciali russi”.

Nel febbraio 2022, in un’inchiesta andata in onda su Rai News 24, vengono riportate le dichiarazioni di un disertore della 95a Brigata Aviotrasportata dell’Esercito ucraino, fuggito nell’Unione Europea, in cui testimonia che l’arma impiegata contro il gruppo di giornalisti sarebbe il “2B9 Vasilek”, un mortaio automatico capace di sparare quattro colpi in sequenza. Nell’inchiesta vengono riportate le dichiarazioni di Andrej Antonishak, uno dei capi della Guardia Nazionale ucraina, in cui afferma che sul monte Karačun le truppe filogovernative usavano proprio i mortai Vasilek. Nelle testimonianze di William Roguelon e Maksym Tolstoj, il civile che si trovava insieme al gruppo di Rocchelli durante il bombardamento, viene riportato che i colpi contro di loro impattavano sul terreno in rapida successione, cosa che confermerebbe la dichiarazione fatta dall’ex soldato ucraino circa l’arma usata.

Il disertore accusa infine il suo superiore, il comandante Michail Zabrodskij, di aver riconosciuto il gruppo di civili nei pressi della ferrovia e di aver dato loro l’ordine di sparare con l’artiglieria per eliminarli. Zabrodskij è un militare e deputato ucraino, membro del gruppo per le relazioni interparlamentari con la Repubblica Italiana. Durante lo svolgimento dell’inchiesta, i parenti dell’ex militare, che si trovano ancora in Ucraina, sarebbero stati avvicinati da uomini della polizia ucraina. (fonte wikipedia)

Tuttavia rilevo per il caso Rocchelli una grave assenza mediatica esattamente contraria la caso Regeni. Un Italiano è stato ammazzato ma il colpevole non si trova. Ma ci credete? Cos’è che non va nella storia del libero pensatore Rocchelli? Il suo giornalismo d’inchiesta non è allineato? La verità sulla guerra tra l’Ucraina e la Russia non è così poi scontata e la storia c’è lo dirà. Forse.

Fa buon viaggio Andrea sono sicuro che si parlerà di te un giorno come di un uomo libero e onesto che ha fatto del giornalismo d’inchiesta serio anche se controcorrente.

 

Franco Marella

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