L’operazione dei carabinieri scattata stamattina nel Salento per l’esecuzione di 15 arresti, ha colpito una agguerrita organizzazione criminale che, tra l’altro, per gli inquirenti, ha assicurato almeno 50 voti, a fronte di una contropartita di denaro, a un candidato consigliere alle ultime elezioni amministrative del 2020 di un comune salentino, così consentendogli l’elezione. Gli elementi raccolti consentirebbero di ipotizzare che, nell’esercizio del mandato, il consigliere avrebbe garantito l’asservimento della funzione pubblica ai desiderata dell’organizzazione mafiosa.
Le indagini, condotte dai carabinieri e coordinate dalla Dda di Lecce, hanno coperto un arco temporale che va dalla primavera del 2019 all’inizio del 2021 e si sono avvalse si pedinamenti e intercettazioni. L’organizzazione colpita avrebbe gestito una redditizia attività di prestito di denaro a usura, accompagnata da estorsioni, imposizioni di versamento del cosiddetto punto cassa (la somma di denaro pagata dagli spacciatori per cedere gli stupefacenti in una determinata piazza di spaccio) oltre che dalla gestione di commissioni apparentemente lecite, quali la sottoscrizione di contratti assicurativi o fornitura di energia elettrica. Il controllo di queste attività sarebbe avvenuto avvalendosi della forza intimidatoria dell’organizzazione di stampo mafioso. L’attività investigativa, inoltre, ha consentito di ipotizzare l’imposizione di un tasso usurario applicato dal sodalizio ai danni di molte vittime, tra cui diversi imprenditori della zona, oscillante dal 20 al 25% mensili e in alcuni casi anche maggiore.
Tra le attività apparentemente lecite del clan, la gestione di un’agenzia che si occupava della stipula di contratti di energia elettrica, gas, acqua e polizze assicurativa. Il titolare di una scuola guida, poi, avrebbe stretto un patto criminoso con la cosca, assumendo il figlio di uno dei due capi ai vertici dell’organizzazione e versando una quota dei guadagni nelle sue casse, e in cambio avrebbe consolidato la sua posizione economica sul mercato ai danni di un’altra agenzia concorrente.
Delle 15 persone raggiunte da ordinanza di custodia cautelare emessa dal GIP di Lecce Sergio Tosi, 4 sono finite ai domiciliari e gli altri sono stati accompagnati in carcere. Le accuse a vario titolo sono associazione mafiosa finalizzata all’usura, alle estorsioni, alla violenza privata, alla detenzione e porto di armi, allo spaccio di droga e allo scambio elettorale. In carcere Michele Coluccia e Antonio Coluccia di Noha di Galatina; Antonio Bianco, Marco Calò, Gerardo Coluccia, Silvio Coluccia, Nicola Giangreco tutti di Aradeo; Ali’ Farhnagi Surbo, Renato Puce di Corigliano d’Otranto; Cosimo Tarantini, di Neviano. Ai domiciliari Pasquale Coluccia di Galatina; Antonio Megha di Neviano; Vitangelo Campeggio e Sergio Taurino di Lecce. Altre tre persone, tutte di Aradeo, sono indagati a piede libero.