Tanto tempo fa si credeva che la democrazia fosse fatta di dialettica tra differenti ideologie e interessi. La gente poteva scegliere tra le varie proposte politiche e quindi decidere come e da chi essere governata. Almeno così sembrava e tutti ci credevano.
In Puglia da una parte c’era Emiliano dall’altra Di Cagno Abbrescia; da una parte Fitto e dall’altra Vendola. Se votavi l’uno voleva dire che non condividevi l’altro.
Oggi, se voti uno è possibile che quei voti vadano allo schieramento avverso. Non è una novità, direte voi, specie alla luce di quanto accade a Roma da molto tempo, ma se questo è vero, chi potrà dirci se quello che hai votato non era d’accordo con i suoi avversari già al momento del voto? Magari spartendosi i seggi prima del responso elettorale? E se questo dovesse essere vero come la nostra può chiamarsi democrazia? Quindi non sarà fondato il luogo comune per il quale “sono tutti uguali” e quindi non serve andare a votare? Il cambio di casacca da fatto raro ed esecrabile è divenuta prassi comunemente accettata ed attesa.
La lettura reiteratamente forzata della Costituzione contribuisce a offuscare ancora di più lo scenario.
Dopo la ormai nota ed indefinibile nomina dei nuovi assessori alla Regione Puglia qualcuno potrebbe chiedersi quale è la maggioranza e quale l’opposizione; meglio: CHI è la maggioranza e CHI è la opposizione. Se a Roma non ci fosse la Meloni la nostra si potrebbe chiamare ancora democrazia? I cittadini dissenzienti a chi potrebbero rivolgersi? Quindi è lei che ancora nasconde la indemocraticità sostanziale della nostra Repubblica? Così qualcuno potrebbe chiedersi se non sarà, sotto sotto, d’accordo pure lei con tutti gli altri visto che con la sua opposizione legittima i suoi avversari? E tutto questo non getta un discredito enorme sulle Istituzioni?
La verità è che non si capisce più nulla e solo il risveglio del popolo può mettere il punto fermo su cui edificare il futuro.
CANIO TRIONE